sabato 28 agosto 2010

Addio a Raimon Panikkar

All’età si 91 anni, il 26 agosto è morto nella sua casa di Tavertet il sacerdote e filosofo Raimon Panikkar. Da quel poco che ho letto credo che sia uno di quegli spiriti liberi che raramente si affacciano sulla scena di questo mondo.

Nato da madre spagnola e padre indiano nel 1918, entrato nell’Opus Dei, venne ordinato sacerdote cattolico nel 1946. Abbandonato l’ordine fondato da Josemaria Escrivà, fu per tutta la sua vita un convinto propugnatore del dialogo fra le religioni.

Di lui amava ripetere: “Sono partito cristiano, mi sono scoperto hindù e ritorno buddhista, senza per questo cessare di essere cristiano”.

Nel gennaio di quest’anno, dopo aver passato anche gli ultimi anni della sua esistenza a scrivere e a tenere conferenze in giro per il mondo, così prendeva congedo dai suoi amici:

"Carissimi amici
desidero comunicarvi che ritengo sia giunto per me il momento (più volte procrastinato) di ritirarmi da ogni attività pubblica sia con partecipazioni dirette che intellettuali alle quali ho dedicato tutta la vita come forma di condivisione delle mie riflessioni.

Continuerò a essere vicino a tutti voi in forma più profonda, cioè nel silenzio e nella preghiera, e nello stesso modo prego voi di starmi accanto in questo ultimo periodo della mia esistenza.
Mi avete spesso sentito dire che la persona è un nodo di una rete di relazioni: nell’accomiatarmi da voi desidero ringraziarvi sentitamente per avermi arricchito con la relazione che ho avuto con ognuno di voi.
Sono riconoscente anche a tutti coloro che, in forma personale o associata, continueranno a operare, anche senza di me, per la diffusione del mio pensiero e nella condivisione dei miei ideali.
Grato per il dono della vita che solo è tale quando la si vive in comunione: è con questo spirito che ho vissuto anche il mio sacerdozio.

E sulla morte aveva scritto:

"Noi siamo gocce d'acqua.
Che cosa ne è della goccia d'acqua quando muoio? La goccia scompare. Cade nel pèlagos infinito.
Scompari? Ma che cosa sei tu in realtà, la goccia d'acqua oppure l'acqua della goccia?
Durante la nostra vita mortale, noi dobbiamo realizzarci come acqua, e non soltanto come goccia.
La goccia è il luogo delle mie lotte, delle mie cadute e delle mie vittorie, di tutto quello che mi causa gioia e sofferenza in forma immediata.
Ma se mi realizzerò in maniera autentica, se sono in ascolto della realtà che io sono in profondità, io sono acqua.
Che cosa accade all'acqua quando la goccia cessa di esistere? Niente. La goccia cade nel mare, ma l'acqua tuttavia non scompare… la mia acqua, l'acqua che io sono.
Quest'acqua è unica. Nessun pericolo di dissolvermi.
Credo di poter affermare che, personalmente, non ho paura di morire”.

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