sabato 24 ottobre 2009

Là dove c'era l'erba...



















Vivo in quella che sino a una quindicina di anni fa o giù di lì era ancora una ridente località di campagna della bassa Brianza. Di campagna erano le strade che vi arrivavano e campagnoli erano considerati i suoi giovani cittadini quando andavano a scuola, facendo i pendolari.

Mezzago era campagna. Ora non più. Il “partito del cemento”, assolutamente trasversale, da tempo non conosce sonno. Amministratori e operatori del settore, di destra e di sinistra non fa differenza, sono indefessamente all’opera. E così, giusto per entrare nel particolare, una vasta zona del paese, che da via Brasca arriva sino alla nuova circonvallazione e anche oltre, è stata letteralmente consegnata al calcestruzzo nel giro di un anno a questa parte.

A proposito di circonvallazione o di come la si voglia chiamare, un piccolo inciso. La tesi è che occorre allontanare il traffico da statale che ormai attraversa il paese negli orari di punta e non solo. Per questo l’Amministrazione decide di costruire una nuova strada che abbracci da ovest il centro abitato. E sin qui siamo quasi d'accordo, anche se il problema non è risolto ma semplicemente spostato di un centinaio di metri, sulle spalle di altri cittadini che vedranno sfilare d’ora in poi il serpentone di auto sotto il proprio balcone.
Ma la domanda è: che senso ha permettere di costruire abitazioni civili a ridosso di una nuova arteria viaria pensata per allontanare il traffico dalle case, e per giunta ancor prima che essa entri in funzione? Non è questa la premessa alla necessità di decentrare ulteriormente il via vai di macchine fra qualche tempo? Insomma, nuove case sulla nuova circonvallazione, che tradotto significa: c’è una nuova via piena di traffico che passa per un nuovo centro abitato. Non sarebbe stato più logico destinare a bosco l’intera zona attorno alla nuova strada come intervento di “risarcimento” nei confronti dei cittadini, della terra, dell’aria?

E invece avanti con casermoni di tre o quattro piani più mansarda, spuntati come funghi dalla sera alla mattina a pochi metri di distanza l’uno dall’altro. Solo a vedere un tale assembramento di pilastri e traversine manca il fiato, figurarsi se uno ci dovesse capitare dentro. “Ampie metrature, grandi giardini di proprietà”… le parole, in particolare gli aggettivi, come al solito non hanno più senso e vengono lanciati negli occhi dei presunti acquirenti delineando l’esatto contrario della realtà.
I palazzinari, sempre in cerca venatoria di terreni disponibili ad essere sventrati, affiggono tali ed altri improbabili cartelli pubblicitari alle porte dei loro cantieri, come quello che beffardamente recita: “Qui sta sorgendo la tua nuova casa immersa nel verde!”. C’è da ridere per non piangere. Ma quale verde? Suvvia, guardatevi attorno! E dopo aver divorato ettari ed ettari di terra, non approfittate almeno dell'intelligenza delle persone.
O forse avete ragione voi: pigliateci pure per i fondelli, tanto nessuno protesterà. Noi cittadini medi di norma ci lamentiamo in privato, mentre pubblicamente veneriamo la sacra aurea che avvolge gli inarrivabili imprenditori del quadrello: è il fascino del denaro, reale o presunto che sia; del potere fallico di scavare ed erigere a incutere il reverenziale timore nei confronti dei pochi che del territorio possono dire e fare fondamentalmente quello che vogliono.

E questi non stanno mai fermi. E sì, persino in tempo di impareggiabile crisi, il mattone par essere sempre un buon affare per molti. Anzi per pochi, i soliti noti. Il cittadino si sveglia una mattina e, toh… una gru è spuntata a dieci metri dalla sua finestra. Qualcuno gli ha chiesto nulla? I consigli comunali sono aperti alla cittadinanza, è vero, ma quanta gente effettivamente vi partecipa? E anche partecipandovi, quante possibilità ha il singolo cittadino di esprimere la propria opinione in merito alla destinazione edilizia di una certa area del paese, di intervenire sulla concezione di un piano regolatore? E comunque, chiunque abbia letto una volta l'ordine del giorno di un normale consiglio comunale, in calce al quale si apprende che tutta la cittadinanza è gentilmente invitata, si rende certo conto che l’incomprensibilità del linguaggio da addetti ai lavori scoraggerebbe chiunque dall’accogliere l’invito.

Dalle finestre di casa mia nelle giornate di vento sino all’altro ieri si vedeva il Rosa. Oggi il panorama è tagliato da una caserma in mattoncini rossi, una specie di scatolone di loculi in vendita a carissimo prezzo e che per la maggior parte nessuno osa acquistare. E nonostante questi immobili restino chiusi e invenduti per anni, il comune seguita a concedere terreni e i costruttori a tirar su cemento. Ma com’è questa storia? Se nessuno o quasi compera, se la domanda langue, la necessità di nuove case è della comunità o del costruttore e degli amministratori?

Signori cari, la terra non è roba vostra. Non è dell’Amministrazione comunale, non degli imprenditori e a dirla tutta non è nemmeno dei legittimi proprietari. La terra al massimo ci viene concessa in prestito, per un tempo limitato e perché ne facciamo buon uso. Appartiene a se stessa prima di tutto e nessuno ha il diritto di abusarne per far cassa.

Basta case, dunque, sempre più fitte, sempre più sfitte, più piccole e più costose.
Basta con questi colombai spacciati per magioni di lusso in aree verdeggianti che nessuno più intravede nemmeno col binocolo.
In alcuni piccoli centri della bassa padana già da tempo non si costruisce più per legge; tutt’al più si ristruttura l’esistente. I cittadini così pagheranno certo a maggior prezzo i servizi offerti dal comune, ma la qualità della loro vita sarà sicuramente migliore. L’alternativa a questa scelta è la totale, inesorabile distruzione del territorio, della quale non vorremmo essere correi, anche solo per omessa critica.
Per questo critichiamo. Anzi, criticantiamo, nonostante la domanda sia retorica:
“Perché continuano… a costruire… le case… e non lasciano l’erba… non lasciano l’erba… non lasciano l’erba… ?”.


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1 commento:

Anonimo ha detto...

concordo appieno con le tue parole e condivido in toto il tuo pensiero.
elisa