sabato 29 novembre 2008

Conversazioni notturne

Ho appena acquistato "Conversazioni notturne a Gerusalemme", che raccoglie le riflessioni del cardinale Carlo Maria Martini fatte insieme al confratello Georg Sporschill, un gesuita che lavora in Romania e Moldavia a favore dei bambini di strada.
Ho iniziato a leggerne la prefazione mentre spingevo il carrello con la spesa del sabato verso la macchina posteggiata più in là. Le poche righe del breve tragitto mi hanno profondamente commosso. Il Cardinale scrive che "tutto è dono". E racconta: "Quando ero bambino, a quattro o cinque anni, si fece sulla spiaggia un concorso di bellezza e mia madre mi ci portò. A un comando dovevamo iniziare a correre. Veniva valutata non solo la bellezza ma anche l'agilità. Io non udii la chiamata del direttore e rimasi fermo al mio posto, mentre tutti già correvano. Allora il direttore venne da me, mi prese in braccio e mi fece sedere al primo posto. Questo episodio della mia infanzia mi sembra una metafora della mia vita... Riprendendo il motto sapienziale che sta nella conclusione del libro del Siracide, potrei dire: Poco faticai e trovai per me grande pace (cfr. Sir 51,27). La vita mi ha mostrato che Dio è buono e fa molto più di quanto potremmo aspettarci. Egli non smette mai di invitarci a collaborare per costruire un mondo più pacifico".

Se le premesse sono queste, penso che leggerò con avidità questo "piccolo libro" - come lo chiama Martini stesso. Vi farò sapere.
Per ora, rilancio la presentazione che ne fa Vito Mancuso, apparsa sul settimanale Panorama qualche settimana fa.
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Martini e il cristianesimo dal fascino perduto
di VITO MANCUSO

Perché il Cristianesimo non affascina più l’Occidente? Se lo sono chiesti due dotti gesuiti a Gerusalemme nelle loro «conversazioni notturne», e lo hanno fatto a partire dai giovani, visto che essi sono la cartina di tornasole del fascino spirituale di una dottrina o di un’istituzione. Alla Chiesa certo non basta celebrare ogni 4 anni un evento mediatico come la Giornata mondiale della gioventù per nascondere il problema.

La verità della vita infatti si misura nella quotidianità, non negli eventi speciali. e la quotidianità dice che i giovani sono molto distanti dalla Chiesa cattolica: in Italia i praticanti non superano il 10 per cento, in Europa ancora meno, e se poi in gioco è la morale sessuale si arriva a cifre con le quali oggi, se si trattasse di elezioni, non si entrerebbe in alcun parlamento.

Nell’affrontare il problema i due gesuiti hanno messo in campo quella «libertà interiore di cui godeva San Paolo» (per riprendere alcune parole di Benedetto XVI del 1° ottobre 2008), libertà che lo portò a opporsi a San Pietro, primo papa della storia. Benedetto XVI quindi dovrebbe essere il primo a rallegrarsi di un libro così, la cui principale caratteristica è l’onestà e il coraggio dell’analisi: pane al pane, crisi alla crisi, cose chiamate col proprio nome senza nascondere la testa dentro l’incenso delle liturgie. «Oggi in Europa la situazione della Chiesa esige delle decisioni. Vi sono comunità dove non troviamo più giovani. Soprattutto nelle grandi città bambini e ragazzi sono una presenza rara alla messa domenicale». Il risultato è allarmante: «Manca la prossima generazione»,

Nessuno sconforto però, perché «dove esistono conflitti lo Spirito Santo è all’opera». L’importante è non eludere i problemi facendo finta che non ci siano.

Il gesuita Georg Sporschill pone al confratello cardinale Carlo Maria Martini una domanda particolarmente provocatoria:

“Se Gesù vivesse adesso, tratterebbe l’attuale Chiesa cattolica come a quel tempo i farisei?”. Risposta: «Sì, scuoterebbe tutti i responsabili della Chiesa».

Chi è privo di un’adeguata conoscenza della profezia biblica potrebbe chiedersi come sia possibile che un cardinale parli così della gerarchia della Chiesa. In realtà si tratta di stabilire se la Chiesa sia in funzione del mondo oppure se, viceversa, il mondo sia in funzione della Chiesa. A chi spetta il primato?

Nella risposta a questa domanda si gioca la differenza che attraversa il Cattolicesimo contemporaneo (e forse quello di sempre), diviso tra chi ritiene che la Chiesa sia relativa al mondo e chi invece che il mondo sia relativo alla Chiesa. Il cardinale Martini è per la prima alternativa, ed è per questo che, per il bene del mondo, sferza la Chiesa.

Che cosa lo preoccupa di più? «Mi angustiano le persone che non pensano… Vorrei individui pensanti. Questo è l’importante. Soltanto allora si porrà la questione se siano credenti o non credenti». Ben lontano da ogni intellettualismo, qui appare che cosa significa vita spirituale:

significa pensare e poi decidere. Infatti«chi non prende decisioni si lascia sfuggire la vita», mentre «solo gli audaci cambiano il mondo».

Si prospetta una nuova figura di cristiano: non più la pecorella devota, ma uno «che vive con la Bibbia e trova risposte personali alle domande fondamentali». E allora la Chiesa? Essa è «un contesto che procura stimoli e supporto, non necessariamente un magistero da cui il cristiano dovrebbe dipendere». A chi sa pensare con la sua testa basta la Bibbia, «il miglior ausilio per formare la propria opinione e la coscienza».

A partire da questi principi Martini non teme di criticare l’enciclica Humanae vitae, con cui quarant’anni fa Paolo VI vietò la contraccezione: «L’enciclica ha contribuito a far sì che molti non prendessero più in seria considerazione la Chiesa come interlocutrice o maestra… Molte persone si sono allontanare dalla Chiesa e la Chiesa dalle persone». Occorre cercare

«una via per discutere seriamente di matrimonio, controllo delle nascite, fecondazione artificiale e contraccezione», perché «saper ammettere gli errori e la limitatezza delle proprie vedute di ieri è segno di grandezza d’animo e di sicurezza».

Su quale criterio debba essere decisivo per la morale sessuale non ci sono dubbi:

la coscienza del singolo. «La Chiesa dovrebbe sempre trattare le questioni di sessualità e famiglia in modo tale che alla responsabilità di chi ama spetti un ruolo portante e decisivo»,

Martini ricorda che durante il conclave tra cardinali si discusse dei problemi più urgenti, in primis «il rapporto con la sessualità e la comunione per divorziati e risposati», problemi cui il nuovo papa «avrebbe dovuto dare nuove risposte». Benedetto XVI non è venuto meno al suo compito: totale conferma dell’Humanae vitae e netto no ai divorziati risposati. Quanto a novità non c’è male,..

Nei frattempo il divario tra la Chiesa e il mondo occidentale cresce sempre più, tra l’indifferenza di gran parte dei giovani e il placido assopimento della Chiesa in cui, dice Martini, «regna troppa calma». E conclude: «Sento la nostalgia di Gesù di lanciare sulla Terra il fuoco ardente dell’entusiasmo». Ma chi, tra i pastori di questa Chiesa italiana, raccoglierà l’eredità di Carlo Maria Martini?

Tratto da Panorama del 30-10-2008 pp.217-218.

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