giovedì 23 settembre 2010

Necrofilie















Una Chiesa preoccupata di difendere tradizioni miracolistiche e un tantino idolatriche, che cosa c'entra con il vangelo? Che cosa ha a che fare con quella parola che chiama beati coloro che "pur non avendo visto, crederanno" (Gv 20, 29)? Dove sta il "vino nuovo" in una istituzione che da un lato si propone come guida spirituale per le genti, e dall'altro continuamente ne sollecita la curiosità morbosa nei confronti di realtà biologiche, indicandole - se non come dogmi di fede -come oggetti di nobile culto?

Quale tipologia di credente esce fuori dalle processioni mariane, dove la gente, pena l'anatema, è costretta a prestare fede a tesi dogmatiche riguardanti "corpi" che sarebbero lievitati al cielo, tesi che semplicemente urtano contro il comune buon senso e contro l'intelligenza di qualsiasi ragazzino di terza media di altrettanto media intelligenza? Senza nessuno o quasi che si prenda la responsabilità di aiutare noi persone semplici a leggere i simboli della fede cristiana differentemente da come faremmo con la lista della spesa o con la pagina di cronaca del Giornale di Vimercate.

Perché è molto più semplice lasciare le cose come stanno, e tirare avanti fra giaculatorie e devozioni di ogni genere, il più delle volte lontane anni luce dalla vicenda storica del Nazareno. Che aveva intenzioni ben più serie e impegnative e, se una cosa voleva, era quella di estirpare la paura dal cuore degli uomini e delle donne che lo avvicinavano. In particolare la paura nei confronti di Dio, o meglio, di certe sue immagini. Sapendo bene, come più tardi sosterrà un suo illustre discepolo, il filosofo danese Soren Kierkegaard, che "l'uomo non è angosciato in quanto peccatore, ma peccatore perché angosciato".

Liberi dalla paura, che è la radice di ogni male, persino dalla paura della finitudine che attanaglia ogni vivente. Questo Gesù desiderava per sé e per i suoi amici, cui insegnava che avevano un Padre e che, in quanto figli, erano tutti fratelli e sorelle.

Ma dove finisce la "libertà dei figli di Dio" nel contesto di una fede, caratterizzata da tratti necrofili, che si preoccupa di vedere se nella teca anche stavolta il sangue del santo si liquefaccia oppure no? O di accorrere laddove una statuetta improvvisamente si metta a piangere lacrime di presunto liquido ematico?
Chissà.

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