lunedì 19 aprile 2010

Olmi: Quando la generosità fa scandalo



Alla fine i tre operatori italiani di Emergency sono stati rilasciati. Fra due giorni non si parlerà più di loro. I tromboni mediatici della destra italiana alla Vittorio Feltri, che nelle ultime ore hanno buttato tonnellate di fango addosso a Gino Strada e alla sua Organizzazione, non vedendo l'ora che le infondate accuse contro i tre sanitari potessero essere confermate, anche questa volta non proveranno vergogna.
Quella che invece proviamo noi a vivere in questo Paese e in particolare nella cosiddetta Padania, artificioso nomignolo - mai scritto prima sui libri di Storia - che oramai fa rima con ogni genere di volgarità. menefreghismo, insulto del diverso da noi, idolatria di qualsivoglia forma di egocentrismo.
Una terra sedicente cristiana, ma dalla quale "il senso del cristianesimo" che si riassume nell'amare Dio e il prossimo "è scomparso". Dove per essere cittadini non conta pensare o avere delle idee, ma urlare sulle piazze per catalizzare le fobie collettive di una società senza scampo.
Come quella del paese di Adro, dove un gruppone di genitori padani ha deciso che non andava bene il gesto di un imprenditore locale che, nell'anonimato, aveva deciso di pagare il conto della mensa scolastica ad alcune famiglie indigenti. A questo punto siamo: la generosità non ha diritto di cittadinanza. La gratuità è scandalosa.
Vi invito a leggere sul tema l'articolo del regista Ermanno Olmi. E' per questo genere di pensiero che forse possiamo ancora nutrire qualche speranza di salvezza.
***

Quando la generosità fa scandalo

Se offro il pranzo a uno sconosciuto bisognoso, il ristoratore mi fa osservare che se pago per uno devo pagare per tutti?

Fa bene leggere la storia dell' imprenditore che ha pagato il debito dei bambini alla mensa scolastica di Adro, nel bresciano. Mi hanno molto colpito alcune frasi che il generoso donatore - mantenendo l' anonimato! - ha voluto esprimere per spiegare il suo gesto e che l' altro ieri il Corriere ha reso pubbliche in un articolo di Giangiacomo Schiavi. Ecco una di queste considerazioni: «I miei amici sono di tutte le idee politiche: gli chiedo sempre e solo la condivisione dei valori fondamentali e al primo posto il rispetto della persona». Queste sono affermazioni che recano scandalo. La bontà è sempre stata uno scandalo. Dà fastidio a coloro che non la frequentano e per assolversi della loro indifferenza la denigrano e la deridono come una esposizione di «buonismo». E anche per questo la bontà, la generosità, la solidarietà col prossimo che è nella sofferenza, quando è sincera non si espone ai clamori del mondo ma ha bisogno della discrezione e del silenzio. Ma nel caso dei piccoli debitori di Adro puniti con il digiuno, appena la notizia della donazione - che pure era nata e doveva essere mantenuta nella riservatezza - si è diffusa nel paese, ecco che immediatamente ha irritato i rigorosi osservanti della «giustizia che fa riferimento a numeri e pesi» e non ammette intrusioni nella regola «mangia solo chi paga». Al punto di minacciare addirittura uno «sciopero della retta» da parte di chi invece paga puntualmente. Non voglio addentrarmi nelle sfaccettature della realtà che non è mai circoscrivibile al solo dato materiale ma porta con sé significati e valori che l' intelligenza e la sensibilità umana sanno cogliere e tradurre in stili di vita. Mi limito semplicemente a un mio diritto di libertà per scelte lecite di critica che si possono esercitare in una società civile. Come in questo caso commentare con un esempio, ricorrendo a una storiella. Eccola: sto per entrare in un ristorante quando incrocio uno sconosciuto che ha l' aria di avere fame senza essere nelle condizioni di pagare il conto. Per spirito di solidarietà - può capitare - lo invito a pranzo e alla fine saldo il conto del mio dovuto. Ma a questo punto il ristoratore mi fa osservare che se pago per uno devo pagare per tutti perché il principio vuole che «... o pagano tutti o non pagherà più nessuno». Rendiamo onore al buon esempio del nostro magnanimo donatore rispettando il suo anonimato e riflettendo, ognuno per quel che saprà fare, sui propri comportamenti futuri. «Non far sapere alla mano destra quello che fai con la sinistra». Chi non ricorda questo monito? Colui che già due millenni or sono ci ha lasciato questa raccomandazione alla carità come atto d' amore è stato messo in croce come disturbatore della quiete pubblica. Ma in realtà si dovrebbe dire - si deve dire! - delle nostre singole coscienze. Non meravigliamoci se la storia si ripete con esempi ossessivi di ipocrita esemplarità. Cambiano i tempi e tuttavia la natura dell' Uomo non muta, così che in ciascuno di noi convivono bene e male, sincerità e menzogna, eroicità e codardia. E nella contrapposizione fra virtù e delitto quel che più ci colpisce è il clamore di quei comportamenti o atti di cui ci dovremo vergognare ma che in realtà finiscono per nascondere le nostre meschine inadempienze. Per quanto tempo ancora questo fatto di cronaca bianca rimarrà nella nostra memoria e nel nostro sentimento?

Ermanno Olmi
Corriere della Sera, 15 aprile 2010

***

Nessun commento: