mercoledì 20 gennaio 2010

La forma della tenerezza















Stasera Luca ha l'ansia da cameriere. Domani all'asilo tocca a lui servire a tavola: portare i tovaglioli e la frutta a fine pasto. Ma il cameriere si muove da solo, sotto lo sguardo degli altri. E se va troppo lento? E se poi i tovagliolini di carta gli scappano di mano? E se un arancio rotola miseramente dal vassoio, proprio lì, davanti a tutti? Provo a dirgli che insieme al mandarino non cascherà certo il mondo, ma l'ansia da prestazione è reale e degna di rispetto. Non è questione di volersi sottrarre al servizio, è piuttosto un'allergia ereditaria nei confronti della visibilità.
Mi strappa la promessa che l'indomani intercederò a suo favore presso la maestra.

"Io non voglio fare il cameriere, voglio stare con gli altri amici" mormora ancora, prima di addormentarsi.

Quando il sonno se lo porta, per qualche istante ne raccolgo il respiro con il cavo di una mano, cosicché l'aria prenda corpo, come in uno stampo.
Se le parole oltre a un senso hanno anche una forma, questa certo dev'essere la forma impalpabile della tenerezza.

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