venerdì 11 settembre 2009

L'ultimo fringuello



















Da qualche tempo più frequentemente mi sorprendo a scrutare il cielo. Non so voi, ma io non vedo più uccelli. A parte qualche piccione più morto che vivo, qualche tortora in cerca di acqua in questo settembre assetato, non vedo più passeri, per non parlare delle rondini. Un mio amico contadino mi conforta: dice che al campo, di buon mattino, è tutto un frullare di canti e che le rondini seguono affamate il trattore, mentre con la polvere mette in circolazione nugoli di insetti.
A casa mia delle rondini nemmeno l’ombra, e questo ormai da anni. Persino i pipistrelli se ne sono andati. In compenso abbiamo la zanzara tigre che infesta giorno e notte le strade e le abitazioni.

Ma la notizia è che, riaprendo il 20 settembre prossimo la caccia, il Consiglio regionale lombardo, in deroga alle indicazioni europee, ha ieri approvato la cacciabilità di alcune specie protette, fra cui il fringuello. Complimentoni davvero! I cittadini lombardi sentivano insopprimibile il bisogno di tirare al fringuello!
Premesso che i fringuelli che cantano sugli alberi sono di gran lunga più simpatici di quelli impallinati, vorrei chiedere ai nostri valorosi cacciatori: ma il fringuello che accoppate è roba vostra? Chi stabilisce che quell’animale sia vostro? Potrebbe essere anche mio, che di gran lunga preferisco vedermelo svolazzare attorno vivo e vegeto a dar la caccia alle zanzare. E perché dunque vi permettete di abbatterlo quando a me piacerebbe poterlo mostrare a mio figlio o ascoltarlo cantare? E quando avrete abbattuto sino all’ultimo merlo (cosa che pure fate, così, “per sport”, come se fosse una cosa, senza un motivo preciso, abbandonandolo poi stecchito in mezzo alle sterpaglie) che effetto vi farà questo cielo, già ormai così spoglio?

Il mio amico contadino vorrebbe mettere un cartello all’ingresso della sua azienda agricola. Vuole scriverci che quella che voi cacciatori vi accingete a calpestare, sguinzagliando i vostri cani infoiati ed ignoranti, vorrebbe essere un’oasi di ristoro per le persone e per gli animali. Più precisamente: “Un’oasi di compassione”, dove le persone e gli animali si sentano accolti e protetti. “Tu li vedi – mi diceva – questi animali che arrivano… Soprattutto i fagiani nati in cattività, liberati per gioco qualche giorno prima della mattanza, incapaci di procurarsi acqua e cibo, così stremati che per ammazzarli non serve un fucile, basta un rastrello!”.
A sentirlo parlare un fremito di commozione mi attraversa. Dove mai oggi giorno si può ascoltare qualcuno che usi la parola “compassione”? Via da lì è piuttosto tutta una caccia: allo straniero, all'omosessuale, al fringuello. Gli dico, per riconoscenza, che lo aiuterò a preparare il cartello per salvaguardare la sua oasi, entro il 20 settembre.

Ma ahimé, temo che ai cacciatori le parole del mio amico passeranno alte sopra la testa. Nella migliore delle ipotesi susciteranno compatimento ed irrisione. In tal caso, l’invito – da parte mia – potrebbe assumere un altro tono, meno idilliaco ma forse più incisivo. Più o meno suonerebbe così:

Gentili signori cacciatori, prima di sparare, fermatevi a guardare il cielo delle vostre città e dei vostri paesi! Di uccelli in giro non ce n’è quasi più. Resta qualche piccione zoppo, qualche merlo ammorbato dall’acqua e dall’aria, in mezzo alla moria silenziosa delle api di cui nessuno si cura.
Il mondo non è un supermercato. Il cielo e i suoi abitanti non sono proprietà vostra e nemmeno si comprano con una licenza, perché non sono in vendita. Deponete quindi lo schioppo e dedicatevi al giardinaggio o alle bocce o al volontariato sociale: ce n’è per tutti i gusti.
Ma se proprio la fregola del tirare sul grilletto non dovesse lasciarvi tregua, se la foia di vedere cadere a terra un animale agonizzante fosse più forte di voi, fate così: gli unici uccelli rimasti in giro – lo vedete – sono i vostri.
Avete capito bene. Se ne stanno inutilmente ciondolanti fra un paio di altrettanto vani orpelli. Di tale specie d'uccellagione par esserci grande abbondanza: nessun rischio di estinzione e nessuna restrizione prevista dalla normativa regionale vigente. E dunque, miei prodi, imbracciate la carabina, e mirate bene, verso il basso: sì, proprio lì, in mezzo ai coglioni. Non è difficile.

***

1 commento:

Giada ha detto...

Ciao,condivido in pieno...