sabato 27 settembre 2008

Inalazioni















Di ieri la notizia del sequestro da parte della Guardia di Finanza di una partita di capi in pelle fabbricati in Cina con materiale tossico. Soprattutto calzature e in particolare scarpe per bambini. Dopo il latte alla colla che ha ammazzato infanti e avvelenato qualche decina di migliaia di bebé della Repubblica Popolare, ora le scarpe al cromo esavalente.
Complimentoni! Qualcuno dovrà dirglielo prima o poi a 'sti cinesi che nella vita ci sono anche altre cose da salvaguardare oltre alla fioritura del conto corrente, sennò, forzando troppo la mano, qualche volta succede che ti muoiano figli e nipotini, che poi sono sempre i figli e i nipoti degli altri. Ma forse noi occidentali non siamo i più adatti a sedere in cattedra per questo tipo di lezione; a parte il ministro Tremonti, che a sentirlo oggi pare un no-global di vecchia data, quando predica che "l'economia non è tutto" e che "la vita si fonda innanzitutto su valori spirituali" (però!).

Ma la notizia delle scarpine tossiche mi lascia un tantino interdetto: che i piedini dei nostrani pargoli vengano a contatto con sostanze cancerogene è assolutamente da evitare, ma che dire quando uno fa un giro al parchetto sottocasa e si accorge di che aria gli tocca respirare?

E a parte l'intento di orientare i consumatori (tali ci considerano e nulla più) verso l'acquisto di scarpe che non siano cinesi, come mai i telegiornali riportano la notizia delle infernali calzature e trascurano assolutamente di tenerci almeno aggiornati sui livelli di pm10 presenti nell'aria di Milano ed interland? Senza trascurare il monossido di carbonio, il biossido di azoto, l'anidride solforosa, il piombo ecc. ecc... tutta roba buona a mandarci al camposanto in ancor giovane età.

Sino a una decina di anni fa, se non ricordo male, una preziosa rubrichetta del tg regionale forniva quotidianamente dati di questa natura. Oggi non se ne parla proprio: l'aria fa talmente schifo che a nessuno gliene frega più niente di dire quanto. E nemmeno di saperlo; imbambolati come siamo da potentissimi mezzi di distrazione di massa - dai consigli per gli acquisti, al campionato di calcio, da carramba-che-sorpresa a qui-studio-a-voi-stadio - non ce ne importa un fico secco di niente. Non dico della miseria in giro per il mondo, che prima o poi pare voglia fare un giretto anche dalle nostre parti, ma nemmeno del pattume che ci tocca respirare, neppure di crepare per la porcheria che ci arriva addosso.

E' che gli effetti dell'inquinamento atmosferico non si vedono all'istante. Se respirare aria inquinata, così come fumarsi un pacchetto di sigarette in poche ore, avesse conseguenze immediate, che so, sulla pelle della faccia... Se ci spuntasse un foruncolone purulento e gigante dopo ogni passeggiatina pomeridiana o dopo una tiratina di tabacco, qualcuno inizierebbe a preoccuparsi sul serio, le abitudini muterebbero, la consapevolezza crescerebbe nel giro di poco tempo. Il pensiero sottostante a questo atteggiamento mentale è che - così ci hanno sempre detto in tutte le salse - qualcosa che non si vede non esiste. L'aria è ammalata: qual'è il problema?

Ma se conservassimo un po' di semplice coscienza umana, che cosa ci dovrebbe stare a cuore più dell'aria che respiriamo e dell'acqua che beviamo? E allora perchè nessuno apre bocca sul fatto che l'aria profumi di tutto tranne che di buono? Certe mattine, quando tira vento dalla parte giusta, esci di casa e senti un odore aspro, resinoso, che gratta in gola. Tuo figlio respira, mentre lo tieni per mano. Non lo lasceresti scappare dal marciapiede fin sotto una macchina, ma non puoi impedirgli di respirare. Da dove verrà questa puzza maledetta? E chi può saperlo? Chissà se un sindaco della zona che sta portando il cane a fare pipì la sta avvertendo in questo preciso momento; non ci vuole molto, basta un naso che funzioni: in tal caso, non sarebbe suo dovere cercare di ipotizzarne la provenienza e denunciare il fatto? Se stanotte butto una bidonata di vernice rossa per strada e imbratto mezzo paese, forse lì per lì riuscirei a farla franca, ma mi verrebbero sicuramente a prendere a casa il giorno dopo e pagherei il danno. Com'è invece che uno può impunemente aprire lo sfiatatoio della fabbrichetta omicida e farci fare inalazioni di trielina a tutti quanti senza che nessuno intervenga?

Alle otto del mattino, quando i bambini vanno a scuola belli belli con il pedibus, e tra le quattro e le sette del pomeriggio, allorché ritornano e girano per strada in bicicletta, e le mamme portano i più piccoli a prendere - si fa per dire - una boccata d'aria, a Mezzago non si respira. Qualcuno può sostenere il contrario, dati alla mano? La via principale del paese funziona da valvola di sfogo per la vicina arteria provinciale intasata all'inverosimile, nonostate tutte le rotonde e rotondine del mondo che vi hanno costruito sopra negli ultimi anni. Via Roma, via Concordia e via Curiel sono un'unica grande camera a gas e credo di non esagerare. Siamo davvero lontani da un'ordinanza che vieti ai genitori e ai nonni di portare al parco di via Brasca i propri figli in quelle ore? Sarebbe un atto di responsabilità. Da un "Comune a cinque stelle" che sceglie materiali ecologici per l'ampliamento della scuola elementare, ci aspetteremmo anche qualcosa a favore della qualità dell'aria, a parte costruire nuove strade che servono solo ad allontanare il problema di qualche decina di metri (o ad avvicinarlo, per quelli che la nuova strada gli passerà sotto il naso). Mi rendo conto che la questione è enorme e che nessuno può risolverla in autonomia. Ma qualcosa forse si può fare, perlomeno cominciare a chiamare le cose a voce alta, con il loro nome.

Signori Amministratori, sappiateci dire almeno voi di che morte dobbiamo morire. Un pressante consiglio a cambiare aria (in tutti i sensi) ce lo stanno dando da tempo la moria silenziosa delle api, gli ippocastani e i tigli che perdono le foglie al mese di luglio, le erbe del verde sopravvissuto alla cementificazione prepotente del territorio, costantemente infestate da parassiti. Senza parlare delle rondini che lungo le loro rotte migratorie prediligono ormai più salubri destinazioni; o dei pipistrelli, già trasferitisi definitivamente altrove, guidati da una istintuale saggezza, evidentemente sconosciuta al genere umano. Ci resta la compagnia piuttosto fastidiosa della zanzara tigre, liberissima di proliferare indisturbata in queste lande.
Tutti segnali precisi che qualche cosa non funziona più, che gli anelli di una delicatissima catena si stanno spezzando. Messaggi che dovrebbero farci rizzare le antenne e toglierci il sonno. Ma visto che nessuno pare volerli prendere sul serio, provate a suggerircelo voi di espatriare, potendo; fatelo pubblicamente, ve ne prego, prima che sia troppo tardi.




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