sabato 30 giugno 2007

Un gesto di riconoscimento per Don Milani

In occasione del quarantesimo anniversario della morte di don Milani, Michele Gesualdi, suo prediletto allievo e presidente della Fondazione che porta il nome del priore di Barbiana, ha inviato una petizione al papa Benedetto XVI, chiedendogli finalmente “un gesto di riconoscimento a nome della Chiesa, per l’opera e l’insegnamento di don Lorenzo, esplicitando la decadenza formale del provvedimento del S.Uffizio contro “Esperienze pastorali”.

Nonostante soltanto pochi mesi prima “Esperienze pastorali” fosse uscito nelle librerie con il “nihil obstat” del cardinale di Firenze e la prefazione del vescovo di Camerino, il 18 dicembre del 1958 venne ritirato per ordine del Sant’Offizio. Nel frattempo ne erano già state vendute alcune migliaia di copie. L’Osservatore Romano intervenne sostenendo naturalmente il provvedimento, viste le "severe critiche della migliore stampa cattolica" (Civiltà cattolica aveva stroncato il libro di don Milani) e i consensi "accordati da certa stampa comunista".
Il libro – il primo scritto da don Lorenzo – aveva come sfondo il suo ministero pastorale a San Donato di Calenzano e, in particolare, l’esperienza forte della serale e aconfessionale “scuola popolare”.
Scriveva in quel 1958 don Primo Mazzolari a proposito di “Esperienze pastorali”: "Non mancheranno i lettori scandalizzati, reclutabili facilmente tra quelli che non hanno mai fatto cura di anime e tra quelli che di solito giudicano senza leggere o con le consuete pregiudiziali verso coloro che osano scrivere senza un titolo accademico. In genere, gli scritti dei parroci rurali fanno paura per la loro poco educazione nel dire le cose che vedono. Però, se qualche volta quel mondo poco commendevole della cosiddetta cultura pastorale cattolica badasse anche a queste povere voci, forse il problema della "cura d'anime nel mondo moderno" avrebbe camminato un po' più verso qualche soluzione meno inconsistente e balorda".

“Esperienze pastorali” esprimeva e forse esprime ancora oggi un punto di vista innovativo rispetto alla pastorale tradizionale. È una critica sugli atteggiamenti, sui metodi, sulle cause che hanno impedito al prete di essere con il suo popolo. È un excursus implacabile sulla storia dell’istituzione parrocchiale, della catechesi, dei sacramenti. È l’indicazione, forse parziale ma lucidissima, di una possibile terapia.
Ecco, secondo don Milani, la religione agli occhi di un ragazzo appena adolescente:
"Tentiamo di riassumere ora il quadro delle idee base sulla religione che può farsi un nostro ragazzo non appena cominci a sgranare gli occhi sulla vita dei suoi genitori, dei vicini di casa della chiesa parrocchiale.
La religione è roba da ragazzi; la religione è roba da donne; il peccato originale sull'anima fa meno male d'una infreddatura; la Confessione serve per fare la Comunione; lo stare in grazia di Dio non è dunque un problema quotidiano; o meglio: non è il problema quotidiano fondamentale del cristiano; la Comunione non è un dono, ma un obbligo; la Comunione serve per celebrare le feste; la Presenza del Salvatore nell'Eucaristia non è dunque reale, se no nessuno aspetterebbe le feste per assicurarsi coll'Eucaristia la salvezza; la religione è solo adempimento di rito e non importa con se impegni di vita o di ideologia; la religione è nel suo complesso fatto di insignificante portata: non vale quanto la piega dei pantaloni, quanto una buona dormita, quanto l'opinione degli altri su di noi, quanto il denaro o il divertimento; l 'Olio Santo è un Sacramento spaventoso, il buon figliolo cura che i genitori non s'accorgano di riceverlo...Il rimedio è semplicissimo perché il ragionamento che abbiamo fatto fila. Basta dunque prender a petto questi uomini e dir loro queste cose. Non potranno che riconoscere l'illogicità del loro modo d'esser cristiani e decidersi a una scelta coraggiosa e coerente...Qui ricorderemo due rimedi provvisori e che si riferiscono più direttamente all'argomento del presente capitolo.
1. - Risanare con due o tre energici tagli ciò che è catechisticamente negativo nelle funzioni tradizionali (feste, processioni, ecc.). Su ciò che è catechismo positivo (prediche, catechismi, ecc.) non abbiamo riforme da proporre perché consideriamo tutto inutile finché perdura questo stato di inferiorità culturale negli uditori.
2. - Di fronte all'eccesso di esteriorità e collettivismo che caratterizza le attuali usanze parrocchiali, insistere provvisoriamente sull'aspetto interiore e personale della religione. A tesi estrema, antitesi estrema".

I figli di don Milani chiedono oggi che la Chiesa istituzionale dia un segnale di riconoscimento nei confronti di quel prete che, con gli occhi rivolti alla sua gente, seppe guardare lontano e illuminare il cammino di molti.
Ci uniamo senza riserve a questo appello; e per far sì che questa adesione non sia di natura semplicemente spirituale, propongo una qualche forma di sottoscrizione della missiva di Michele Gesualdi al Papa, da estendere eventualmente a livello decanale e di zona; anche a coronamento delle iniziative che il Centro culturale Brasca ha voluto e vorrà proporre per ricordare don Lorenzo Milani in questo anno quarantesimo della morte.

Nessun commento: