domenica 15 aprile 2007

Chokorà

Qualche giorno fa leggevo un’intervista a mons. Mario Paciello, della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva, unico vescovo europeo al World Social Forum tenutosi a Nairobi fra il 20 e il 25 del gennaio scorso, un appuntamento passato sostanzialmente sotto silenzio nei grandi media e di cui naturalmente fatichiamo a rinvenire tracce anche all’interno delle nostre piccole comunità. Nessuno ne parla, nessuno sa che cosa sia stato: eppure si tratta di un evento mondiale, che puntualmente si ripete, per sua natura "cattolico", che dovrebbe coinvolgere e toccare da vicino anche la realtà ecclesiale, se ricordiamo che sul Forum Sociale le chiese possono vantare una sorta di diritto di primogenitura, da che venne pensato ed avviato a cura dei Gesuiti dell’Università di Lovanio.
Da noi (forse) qualche riga sui quotidiani, che la maggior parte della gente neppure sfoglia.
"È difficile raccontare con poche frasi il Forum – dice mons. Paciello – Ma non posso non ricordare i bambini degli slum di Nairobi. Quelli di strada li chiamano chokorà, alla lettera "spazzatura". Ladruncoli, piccoli delinquenti, sporchi, offerti alla malavita da genitori che sono nell’impossibilità di prendersene cura. Usati e sfruttati dalla grande e piccola criminalità, picchiati e scacciati dalla polizia. Fanno uso di marijuana, cocaina, sniffano colla, solventi, acquaragia, cherosene usato dagli aerei, resine: tutto ciò che non fa sentire il morso della fame. L’uso continuo e prolungato di queste sostanze causa perdita di appetito, vomito, tremore, abbassamento dell’udito.
I bambini chokorà sono figli di madri che non possono sostentarli. Figli di genitori che vivono rapporti conflittuali, figli di nessuno. Di giorno si arrangiano, di notte dormono sotto i cartoni; per sopravvivere devono farsi accettare da un gruppo, a qualunque costo.
Quando vengono al mondo nessuna anagrafe registra il loro nome, il nome di chi li ha messi al mondo, il giorno e il luogo della loro nascita. Il mondo "civile" ignora la loro esistenza.
Se hanno la fortuna di andare a scuola, dal certificato scolastico possono ottenere una carta di riconoscimento".
"Spazzatura" che non fa più notizia, di cui il mondo è pieno, nelle periferie dei grandi agglomerati urbani del sud del mondo, ma anche da noi. L’altra notizia è di ieri: il cadavere di un neonato rinvenuto sul ciglio di una strada, rifiuto fra i rifiuti: spazzatura, appunto. Non nel cuore dell’Africa, questa volta, ma nel cuore (si fa per dire) della civilissima cosiddetta Padania. Abbandonato come un Cristo martoriato in una delle tante, squallide, zone industriali di questa terra. Figlio di nessuno, figlio di una madre disperata, forse troppo impegnata a correre per la propria sopravvivenza da potersi permettere di proteggere il suo piccolo. O piuttosto figlio sventurato di una povera madre che disperatamente ha provato a nascondere la gravidanza, a nascondere il neonato venuto alla luce: pare infatti che il bambino, sfamato e curato per alcuni giorni dopo il parto, sia stato assassinato per soffocamento; il che suggerirebbe di attribuire la responsabilità al racket della prostituzione.
"E preso un bambino, lo pose nel mezzo, lo abbracciò e disse: il regno di Dio è per chi è come lui". Coscienza silenziosa del mondo, parola muta che dice ogni cosa, richiamo estremo all’urgenza di una conversione profonda.
Per tutti i bambini chokorà del mondo, un minuto di silenzio. Adesso.

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