martedì 7 luglio 2009

Vagoni piombati per Salvini e compagni di merende



Matteo Salvini, arrogante e rozzo esponente del partito di Bossi, ha dovuto dare le dimissioni da parlamentare dopo che sulla rete ha iniziato a girare questo video che lo ritrae a Pontida qualche settimana fa, con suoi simili ignoranti compagni di merende, mentre intona una gentile litania da stadio dedicata alla gente di Napoli.
Salvini è quello della proposta di vagoni riservati del metrò per i cittadini milanesi. Proporrei vagoni piombati per lui e i suoi camerati, destinazione ignota ma la più lontana possibile.
***

Il linguaggio del "rutto"
da: movimento antilega

La Lega sta riuscendo a distruggere la politica presentando improbabili parlamentari e avendo ripudiato fin dalla sua nascita la valenza etica della politica stessa. Per la Lega scendere in mezzo alla gente e interpretarne le pulsioni ha sempre significato avvicinarsi agli istinti più bassi del suo elettorato senza distinguere fra il bene ed il male, fra il giusto e l’ingiusto. L’antipolitica è stata la fortuna della Lega. Nato dalle ceneri della prima Repubblica il partito di Bossi riesce a mantenere nell’opinione pubblica ancora l’aspetto del “nuovo”, nonostante sia il partito più vecchio del Parlamento Italiano. Questo riesce ai suoi esponenti attraverso una proposta di linguaggi rozzi, umorali che danno l’impressione di avvicinarli al proprio grossolano popolino, nonostante prendano i soldi da Roma, o come nel caso degli Europarlamentari da Bruxelles.
Matteo Salvini è un bravo interprete di questi umori. Parlamentare leghista, Europarlamentare e capogruppo della Lega nord al Comune di Milano ama scimmiottare il suo capo, senza essere l’animale politico che è stato Bossi.
Fa quasi tenerezza l’ascesa di questi nuovi capi senza carisma e spessore politico, lasciamo perdere il rispetto istituzionale che non è mai appartenuto nemmeno a Bossi.
Le sparate del Senatur erano estemporanee, rozze e violente, ma spesso studiate per colpire il proprio obiettivo con perspicace intelligenza, e questo glielo abbiamo sempre riconosciuto, senza con questo sminuirne la pericolosità. Ed ora che il Capo si è assopito sulla difesa di “Papi” e delle sue ragazzotte, ora che ha lasciato la canottiera per il doppiopetto governativo, alcuni emuli cercano di ripercorrerne le gesta attraverso un linguaggio truculento da osteria e da stadio. Il linguaggio del “rutto” che risultando la parodia dell’originale perde la valenza provocatoria e assume quella del ridicolo.
E così Matteo Salvini si lancia in un’interpretazione del “rutto” studiando abilmente la coreografia. Simpatici bontemponi che inneggiano al loro “amico” Matteo il capogruppo ed il compagnone, quello che vuole rendersi simpatico anche se non ne ha bisogno, il giro di bevuta gratis lo ha reso un mito. Ed eccolo là gasato da questa acclamazione alticcia e dai fiati pestiferi, alza il suo boccale di birra simbologia estrema del rutto ed inizia una litania in prosa contro i napoletani. Ed ecco che l’elegia del rutto trova la massima espressione nell’odio da stadio, il riferimento alla puzza, al colera ed al terremoto che non è certo politically correct di questi tempi con la gente abruzzese ad arrostire nelle tende, ma conta poco per quel manipolo di rozzi vassalli: il loro capo è uno di loro usa lo stesso linguaggio, anzi è lui che lo proporne senza la necessità di accodarsi pigramente al popolino. È un rozzo rappresentante che riesce a parlare lo stesso loro linguaggio, che non si tira indietro se c’è bisogno di fare un rutto o un peto in pubblico. Loro non hanno bisogno né di uno statista né di un politico. È sufficiente avere uno di loro sulle poltrone romane, uno con cui fare una bevuta, parlare dei terroni, e dei napoletani che puzzano.
E mentre il loro mito si esibisce come una star di periferia, scattano i flash delle macchine fotografiche e dei cellulari per immortalare si tanto talento.
Il bravo Matteo Salvini ha compiuto il suo spot politico ad uso e consumo dei suoi fedelissimi. Il video si diffonde sulla rete e sui giornali nazionali. Improbabile che un napoletano di passaggio da Pontida abbia voluto fargli un dispetto.
Per qualche voto in più si può anche permettere di giocare sul terremoto e sul colera. Per qualche voto in più si può giocare con l’odio ed il razzismo.
Piccoli capetti crescono. L’Italia piange la morte della Politica.

***

Nessun commento: