mercoledì 17 settembre 2008

Gente di cuore cercasi

















Abdoul Guiebré è il diciannovenne ucciso a Milano qualche mattina fa per aver rubato dei biscotti - così dicono le cronache - al bancone di un bar. Ad ucciderlo con una sbarra di ferro i gestori del locale, padre e figlio.

Lo ricordiamo perchè morire a diciannove anni per due biscotti ci sembra incredibile. Eppure siamo a Milano e corre l'anno 2008.
Lo ricordiamo perchè è un bruttissimo segnale, in questo tempo carico di tensioni di ogni genere. Un segnale che è figlio di quella propaganda sulla cosiddetta "sicurezza" che come tutti i termini compulsivamente ripetuti, alla fine si svuota di senso e non significa più nulla. Diventa slogan, arma di offesa.

Abdoul Guiebré era cittadino italiano a tutti gli effetti, non era un "clandestino" - altro termine vuoto di senso, che oggigiorno viene lanciato come un sasso contro poveri cristi approdati per fame o miseria sulle nostre coste. Ma aveva la pelle nera e questo nella Milano contemporanea di italioti padani costituisce comunque un'aggravante.

Ma come avviene che un padre e un figlio possano perdere a tal punto il senno da ammazzare un ragazzo di nemmeno vent'anni? "Dagli al negro, che ci porta via il lavoro, che ruba, che sporca, che insidia le nostre donne...". Il popolino italiota si sfama e si abbevera abbondantemente alla fonte di simili argomenti, più o meno esplicitamente espressi dai politici che in nome di questi stessi argomenti sono stati mandati al potere. Sarà un caso che qualcuno poi pensi bene (anzi, male) di fare un po' di pratica?

E che dire del silenzio assordante attorno a questa vicenda? Dove sono i coetanei di quel ragazzo, magari di religione cattolica, di razza ariana? Dove sono gli insegnanti, i preti, dove sono i genitori che hanno figli ventenni? C'è qualcuno che si indigni per un fatto di questa gravità? C'è qualcuno che voglia aiutare altri a fermarsi e pensare o ognuno preferisce tirare dritto, persino passando accanto a chi sia caduto per mano di briganti? Cercasi gente di cuore, che abbia a cuore, una volta tanto, la sorte di chi è più svantaggiato, impoverito, vittima di violenza e sopruso.

E' il tempo triste della paura, dove siamo tutti tentati di voltarci dall'altra parte. Occorre, più di ieri, prendere posizione anche a costo di pagare dazio, di farsi dei nemici, di rendersi antipatici e persino odiosi.
Urge la testimonianza di valori messi alla berlina come mai prima d'ora. Soprattutto occorre resistere.



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